sei affetto da diarrea cronica, spossatezza, episodi di vomito, dolori e crampi addominali?
quando vai al bagno noti, nelle feci, delle emissioni filiformi biancastre, di cui non sai spiegare l’origine?
c’è la possibilità che tu sia stato infettato da un parassita intestinale.
leggi questa pagina per sapere cos’è la parassitosi intestinale, come si diagnostica e cosa può essere fatto per eradicarla.
Che cos’è un’infestazione parassitaria intestinale?
la tenia, conosciuta come 'verme solitario' è un parassita nematode che affligge l'intestino umano da millenni
in ambito medico, si definisce ‘parassita intestinale’ (o ‘verme intestinale’) un organismo pluricellulare che, per realizzare il suo ciclo di vita, ha bisogno di annidarsi nell’intestino dell’ospite, predandone le risorse nutrienti.
pressoché ogni mammifero è passibile di parassitosi intestinale, uomo incluso, e i vermi che ne sono responsabili vengono chiamati elminti (fa cui il termine elmintiasi per indicare la loro infestazione).
questi vermi prediligono annidarsi e crescere nel tubo gastrointestinale umano, ma in situazioni di bisogno possono invadere anche altri organi, come ad esempio il fegato.
Quante tipologie di vermi intestinali possono infettare il nostro intestino?
l'infestazione da tenia del colon, ripresa durante una videocolonscopia
sono sinora conosciute tre tipologie principali di elminti: i nematodi, i cestodi e i trematodi.
alcune tipologie, come ad esempio le filariasi appartenenti ai nematodi, possono infettare indistintamente sia l’uomo che gli animali, dando origine alla filariasi.
tutte le tipologie di parassita intestinale comunque, a prescindere dalla loro classificazione, hanno determinate caratteristiche comuni, come:
- Il nutrimento sottratto all’ospite, particolarmente sotto forma di zuccheri;
- L’obbligatorietà del meccanismo parassitario per riprodursi e completare il ciclo di vita;
- La risposta immunitaria che stimolano nell’ospite, che da origine ad una reazione infiammatoria conosciuta come parassitosi
vale la pena ricorda che i parassiti intestinali, assieme ai protozoi e gli ectoparassiti (le pulci, i pidocchi, le zecche, gli acari, ecc.) formano le tre grandi classi eziologiche che danno origine alle parassitosi nell’essere umano e, in generale, nei mammiferi.
Come sono fatti i vermi intestinali?
ingrandimento al microscopio elettronico della testa di una tenia
la forma (morfologia), la dimensione e le caratteristiche proprie dei vermi intestinali variano molto a seconda del loro tipo e famiglia, nonché del loro stato di vita e sviluppo.
morfologicamente, una prima suddivisione può essere fatta a seconda della forma del loro corpo: cilindrica nel caso dei nematodi, piatta nel caso dei cestodi e trematodi (che, per questo motivo, sono chiamati vermi piatti).
ad esempio la tenia, conosciuta in gergo popolare come ‘verme solitario’, è un verme piatto.
il tasso evolutivo degli elminti è uno dei più prolifici tra gli organismi pluricellulari: esistono e sono riconosciute migliaia di specie, con una tassonomia varia ed articolata, difficile da elencare nello specifico.
Quanto si moltiplicano nell’intestino umano i vermi?
moltissimo: nel loro ambiente naturale dell’ospite, i vermi intestinali, se non estirpati tramite l’apposita terapia medica, possono generare oltre 100.000 uova per verme, arrivando in alcuni casi di tenia, anche ai 20 metri di lunghezza di un singolo parassita.
questo fa capire subito che la parassitosi da vermi intestinali non è uno scherzo, e che in molti Paesi del mondo, complic le scarse condizioni igieniche, è un vero e proprio flagello, difficile da eradicare.
Come avviene l’infezione dei parassiti intestinali?
il consumo di carna infetta e macellata senza condizioni di igiene e sicurezza è tra le prime cause della parassitosi intestinale
la parassitosi da elminti, nell’essere umano, avviene prevalentemente per ingestione di cibo contaminato.
tale cibo può essere carne suina o bovina, cruda o non ben cotta contaminata dalle larve dei parassiti.
questo pericolo aumenta se la carne consumata avviene da Paesi in cui le regole di macellazione sono deficitarie o inesistenti.
in Italia, e nell’Unione Europea in generale, le regole per la macellazione dei bovini e dei suini sono ferree, e gli standard qualitativi delle carni è molto alto, quindi il pericolo maggiore, parlando di infezione da parassiti, si presenta principalmente col consumo di carne importata o consumata in altri Paesi fuori dal blocco occidentale.
l’infezione dei vermi intestinali è un ciclo, che mucche e maiali perpetuano a loro insaputa, ingerendo le uova dei vermi direttamente dall’ambiente (cibo infetto o vegetali contaminati).
quando l’animale ingerisce le uova dei parassiti, le onicosfere si annidano nelle sue fibre muscolari, maturando in una forma semi-larvale (cisticerchi) che, mangiata dall’essere umano, lo infetta.
nell’essere umano, i cisticerchi finiranno il loro ciclo vitale, annidandosi nell’intestino e maturando, riproducendosi con tante nuove uova che, liberate dalle feci, verrano immesse nell’ambiente, completando quindi il circolo infettivo.
i cisticerchi sono termolabili, quindi muoiono se vengono cotti alla giusta temperatura.
ecco perché l’infezione, nell’uomo, è possibile col consumo di carne non bene cotta, oppure del tutto cruda.
la carne infetta non è però il solo cancello d’entrata delle uova dei parassiti.
l’infezione è possibile anche bevendo acqua contaminata, e questo pericolo aumenta al diminuire delle condizioni igienico-idriche del Paese dove si risiede.
anche in questo caso, per uccidere definitivamente le onicosfere dei vermi, è sufficiente bollire l’acqua prima della consumazione.
qvviamente, anche il contatto diretto col materiale infetto (ad esempio, il letame usato come concime) può essere una fonte d’entrata per il parassita, poiché sulle mani non ben lavate o protette possono rimanere delle uova che, a contatto con la bocca, possono scatenare l’infezione.
alcuni tipi di vermi intestinali, come l’Ancylostoma, il Necator americanus e lo Strongyloides stercoralis non hanno bisogno dell’ingestione per infestare l’intestino umano, ma possono penetrare direttamente bucando l’epidermide, e quindi ci si può infettare anche col semplice contatto diretto con oggetti o terreno contaminato.
l’infestazione diretta col contatto fecale umano, cioè feci umane contaminate, è possibile ma è scarsamente probabile, almeno nei paesi industrializzati.
questo perché le feci umane contaminate divengono infettive dopo circa 2-3 settimane dall’evacuazione.
questo tempo, nei paesi dotati di condotti fognari e la separazione tra acque chiare e acque scure, è sufficiente a impedire la diffusione dell’infezione, ma può essere un problema nei Paesi arretrati (come la Corea del Nord, alcuni Paesi africani o sudamericani) dove le feci umane vengono utilizzate per concimare il terreno.
Le infezioni da tenia o altri parassiti intestinali sono decisamente rare in Italia, grazie ai rigorosi controlli sulla macellazione e ad un eccellente sistema idrico e d'irrigazione, ma comunque possibili.
Se sperimenti diarrea che non passa da sola dopo qualche giorno, prurito anale, meteorismo, perdita inspiegabile di peso, nausea, vomito ed inappetenza, oltre che notare degli strani residui biancastri delle feci, rivolgiti subito ad un Medico, possibilmente Colonproctologo o Gastroenterologo.
Qual’è il ciclo di infestazione dei vermi nell’essere umano?
il ciclo delle larve, una volta entrate nell’essere umano (per mezzo della contaminazione delle carni o dell’acqua, o anche per contatto labiale diretto), è preciso e segue uno schema altrettanto preciso.
l’ingestione porta le uova nello stomaco dove, resistendo all’azione dei succhi gastrici, penetrano la valvola duodenale e finiscono del duodeno, cioè la prima parte dell’intestino tenue.
lì le uova assorbono direttamente dal chimo (il bolo che arriva dallo stomaco, cioè il cibo già sminuzzato) i nutrienti che servono per fare maturare, diventando vere e proprie larve.
le larve scavano poi un varco nella parete intestinale e penetrano nel circolo ematico, dove si fanno trasportare dal sangue refluo fino ai polmoni, loro obiettivo d’intermezzo.
nei polmoni, anzi più precisamente nei capillari polmonari, le larve si annidano e completano il loro ciclo di crescita, per poi risalire lungo la trachea.
parte delle larve che tentano di rilassare la trachea sono eliminate dal muco e dal catarro, ma una parte sopravvive, e viene ingerita nuovamente dall’ospite (senza accorgersene), tornando quindi nello stomaco.
dallo stomaco le larve, ora molto più cresciute e divenute quasi adulte, trapassano nuovamente la valvola duodenale e infestano nuovamente l’intestino, nutrendosi ancora di più e diventando vermi adulti veri e propri.
una volta adulti, i vermi passeranno la valvola iliaca e s’annideranno definitivamente nel colon, dove potranno arrivare sino all’ano, depositando le loro uova che infetteranno le feci umane.
una volta espulse le feci infette, il ciclo del parassita sarà concluso e dunque pronto a ricominciare nuovamente.
Quali sono i pericoli maggiori d’infezione da vermi intestinali?
una volta conosciuto il ciclo di vita dei vermi intestinali, è immediato supporre che i fattori di rischio maggiori per l’infezione è data da tutte quelle condizioni igienico-sanitarie deficitarie, in cui vi è il pericolo di contatto tra rifiuti organici e alimenti (o animali da alimentazione).
in Italia, nell’Unione Europea e nell’occidente in generale, gli alti standard degli allevamenti e dell’agricoltura hanno pressoché eliminato tale rischio, che comunque permane nei Paesi in via di sviluppo, o troppo poveri per dotarsi di efficienti protocolli igienici.
non a caso, l’infezione da parassiti intestinali è considerata endemica in molti Paesi che non dispongono ancora di cordoni sanitari efficaci, e gli allevamenti di bovini e suini sono a diretto contatto con le acque reflue e le fognature.
in generale, vi è sempre il rischio di un’infestazione da parassiti intestinali nei Paesi in cui:
- Vi è una scarsa condizione igienico-sanitaria e uno scarso controllo sulle macellazioni delle carni;
- Non vi è un efficiente sistema fognario o non vi è proprio alcun sistema fognario;
- Il sistema idrico e degli acquedotti non è regolarmente controllato, e le acque chiare vengono a contatto con quelle reflue;
- Vengono usate le acque reflue per l’irrigazione delle coltivazioni;
- Vengono usate le feci umane o quelle di animali infetti per la concimazione delle coltivazioni;
- Vi è una situazione di estrema indigenza e sovraffollamento dei centri urbani;
- Le abitudini sociali della popolazione sono deficitarie dal punto di vista igienico
tutte queste condizioni facilitano la diffusione della parassitosi intestinale, spesso a livelli che vengono considerati endemici.
in Italia questi rischi sono praticamente assenti: il nostro Paese dispone di controlli rigorosi degli allevamenti e dei macelli, l’irrigazione con acque reflue è vietata e gli acquedotti sono periodicamente mantenuti e controllati, e non vi è commistione tra sistema fognario e sistema potabile.
questo fa sì che i rischi di parassitosi intestinale siano molto contenuti, e i casi registrati ogni anno sono perlopiù derivanti da viaggiatori o da persone che hanno consumato carne importata dall’estero, non controllata.
Quali sono i sintomi di una parassitosi intestinale?
vi sono molti sintomi che possono essere causati da una parassitosi intestinale, e tra essi:
- Diarrea cronica;
- Meteorismo, crampi e dolori addominali;
- Nausea, vomito e mancanza di appetito;
- Perdita di peso accentuata e rapida;
- Spossatezza, debolezza ed apatia;
- Prurito anale, dermatite peri-anale e produzione eccessiva di muco;
- Presenza di frammenti biancastri e filiformi nelle feci
va fatto notare che questi sintomi possono essere comuni anche ad altre patologie (non necessariamente benigne), e che quindi il paziente che li sperimenta deve rivolgersi esclusivamente ad un Medico per l’eventuale diagnosi di parassitosi intestinale.
Come si effettua la diagnosi di parassitosi intestinale?
la diagnosi di parassitosi viene effettuata sia con un esame obiettivo che un esame di cultura delle feci.
durante l’anamnesi, il Medico deve informarsi accuratamente sulle abitudini comportamentali ed alimentari del paziente, e recuperare tutti gli elementi diagnostici eventualmente utili ad indirizzare la diagnosi di parassitosi, oppure a confutarla.
la conferma della diagnosi è comunque diagnostica, ed è effettuata con un esame delle feci (macro e microscopico).
l’esame è effettuato su due o più campioni fecali raccolti a breve distanza l’un dall’altro, e mira a ricercare la presenza di uova parassitarie o, in molti casi, anche di intere parti del verme.
alternativamente, è possibile anche eseguire l’esame del tap test, in cui un piccolo pezzo di scotch viene brevemente posizionato sull’ano, per poi essere inviato in laboratorio per l’eventuale conferma della presenza di uova di parassita.
anche la Videoproctoscopia Endoscopica Elettronica può essere utile per indirizzare la giusta diagnosi: con la videocamera, il Medico può ricercare tracce di uova o frammenti di verme nel retto.
Qual’è la terapia per le infestazioni parassitarie intestinali?
la terapia per l’eradicazione dei vermi intestinali è ormai quasi esclusivamente farmacologica: sono difatti disponibili efficaci medicinali in grado di debellare in pochi giorni pressoché tutti i tipi di parassita, sempre che, logicamente, sia stato accertato prima il tipo esatto mediante esame delle feci.
possono essere utilizzati farmaci all’albedanzolo, al mebendazolo, alla niclosamide, al pirantel pamoate, al praziquantel, a seconda della tipologia specifica di parassita.
quasi tutti questi farmaci hanno comunque lo stesso meccanismo di azione, che è quello di inibire al verme l’assimilazione del glucosio.
senza più energia dallo zucchero, il parassita muore entro pochi giorni, per poi venire espulso con le feci.
alcune volte sono abbinati, ai farmaci antiparassitari, anche i lassativi, solo per un breve tempo, per agevolare l’espulsione delle carcasse dei vermi ormai morti.
l’accesso chirurgico con la rimozione meccanica dei vermi non è praticamente più effettuato, e viene utilizzato in via del tutto eccezionale quando (raramente) la terapia farmacologica risulta inefficace.
C’è una profilassi da seguire per evitare di ammalarsi di parassitosi intestinale?
sì, la profilassi della parassitosi intestinale è facile e non richiede molti sforzi, ed è (come sempre accade per qualsiasi patologia) di gran lunga preferibile alla cura farmacologica.
fermo restando che i rischi maggiori di contrarre i vermi intestinali si corrono fuori dall’Italia e dall’Unione Europea (e dall’occidente in generale), è sempre bene tenere a mente che:
- La carne, di qualsiasi tipo, deve essere sempre consumata ben cotta;
- In viaggio nei Paesi di dubbia igiene, è sempre imperativo consumare acqua imbottigliata e sigillata, oppure preventivamente cotta (attenzione al ghiaccio nelle bevande!);
- Prima di qualsiasi pasto o contatto con la bocca, le mani devono sempre essere ben lavate, soprattutto sotto le unghie;
- Non devono essere consumati cibi crudi di dubbia provenienza, né bibite con ghiaccio, non sigillate e non preventivamente bollite
Qual’è il Medico che può diagnosticare e curare la parassitosi intestinale?
qualsiasi Medico, anche generico, dovrebbe essere in grado di diagnosticare e trattare a livello farmacologico una parassitosi intestinale.
tuttavia, anche considerando l’iper-specializzazione della Medicina attuale, i professionisti indicati per trattare al meglio la possibile parassitosi sono il Medico Colonproctologo e il Medico Gastroenterologo.
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Nessun articolo è stato scritto, anche parzialmente, da un'intelligenza artificiale generativa.
Quindi ricorda che...
- la parassitosi intestinale è la condizione di infestazione, nell'intestino umano, causata dalla presenza di particolari vermi, chiamati elminti;
- la parassitosi intestinale ha flagellato l'essere umano per millenni, ma attualmente, con i rigorosi controlli sanitari, i sistemi idrici e fognari separati è divenuta molto rara nei paesi industrializzati;
- la tenia, chiamata spesso anche verme solitario, è forse il parassita elminta più noto;
- l'infezione da parassiti intestinali si contrare consumando cibo crudo o poco cotto, acqua contaminata oppure portando inavvertitamente alla bocca le uova del verme, tramitei l contatto con mani sporche;
- l'infezione da carne contaminata è poco probabile in italia, ma è ancora possibile all'estero fuori dall'unione europea, oppure consumando carne importata;
- il parassita ha un preciso ciclo intestinale, e nella forma adulta può arrivare ad essere lungo oltre 20 metri;
- nell'intestino, i vermi intestinali assorbono il nutrimento dell'ospite, proliferando e producendo migliaia di uova per verme, che depositano nell'ano;
- i sintomi dell'infestazione da verme intestinale sono inappetenza, consunzione, perdita rapida di peso, spossatezza, nausea, vomito e residui dello stesso verme nelle feci;
- la parassitosi intestinale può essere curata facilmente dalla moderna medicina, con farmaci antiparassitari che, in pochi giorni, riescono ad uccidere tutti i vermi, privandoli della capacità di assorbire lo zucchero;
- In caso si sospetti un'infestazione da parassiti intestinali, è opportuno non iniziare terapie fai-da-te, ma di rivolgersi sempre ad un medico competente e preparato
Nota deontologica
La Proctologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.
Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Proctologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.
Come branca della Medicina, la Proctologia può essere inquadrata come disciplina chirurgica, che può però allargarsi ed intendersi perfezionamento della Gastroenterologia, della Dermatologia, della Chirurgia Vascolare, dell'Oncologia, della Infettivologia e, non ultimo, anche della Ginecologia.
Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Proctologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale.
La Dott.ssa Luisella Troyer, iscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Milano, tiene dunque a precisare che ella è un Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Vascolare, e perfezionata poi Proctologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.
Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dalla Dott.ssa Luisella Troyer il giorno:
domenica 11 febbraio, 2024
La Dott.ssa Luisella Troyer è un Medico Chirurgo, specializzata in Chirurgia Vascolare e perfezionata in Proctologia.
Sin dal suo percorso come specializzanda, la Dottoressa ha avuto a cuore lo studio e la cura delle patologie proctologiche, in particolar modo delle emorroidi e dei prolassi emorroidari.
Ha accumulato, nel corso del suo esercizio come Chirurgo, circa 5000 ore di sala operatoria come primo operatore, di cui circa 120 di emorroidectomia Milligan-Morgan.
È uno dei primi Medici ad aver studiato e sperimentato la terapia con scleromousse per le emorroidi patologiche, che la Dottoressa ha giudicato d'elezione per il trattamento non traumatico dei prolassi emorroidari, con statistiche di risoluzione superiori al 95% e pertanto spesso comparabili con l'accesso chirurgico.
In ogni sua visita proctologica la Dottoressa utilizza, a complemento della valutazione clinica, un moderno videoproctoscopio totalmente digitale, di sua ideazione e realizzazione, in grado di catturare in tempo reale flussi video in alta risoluzione, che compone l'esame specialistico denominato Videoproctoscopia Endoscopica Elettronica.
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