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L’ano beante e l’incontinenza fecale

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c’è una particolare condizione clinica proctologica, molto invalidante, che causa estremo imbarazzo sociale ed effettivi problemi nella vita quotidiana del paziente, chiamata ano beante.

l’ano beante, ossia l’incapacità dell’orifizio anale di chiudersi completamente e serrarsi quando non utilizzato per defecare, causa situazione patologiche di grande sofferenza, fisica e psicologica, come ad esempio l’incontinenza fecale.

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leggi questa pagina per sapere cos’è, esattamente, l’ano beante e cosa si può fare per curarlo.

Che cos’è l’orifizio anale?

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l'orifizio anale è l'ultimissima parte dell'intestino, che ha il compito di serrarsi od aprirsi a seconda del bisogno evacuativo

l'orifizio anale è la parte finale del canale anale, a sua volta, assieme al retto, ultima parte dell’intestino e, per definizione generale, ultimissima parte di tutto il lungo tubo gastrodigerente.

a livello anatomico, l’ano si trova in quella regione chiamata perineo posteriore, ed appare come un orifizio, elastico e con capacità muscolari sia volontarie che involontarie, situato alla base del solco delle natiche.

quando è contratto (in condizione di riposo, come viene chiamata in gergo medico) l’ano appare chiuso da tante plissettature (le pieghe anali), in cui, gradualmente, la cute si tramuta in mucosa.

questa condizione di riposo, cioè di chiusura dell’orifizio, è dipesa da due muscoli con forma a ciambella che circondano tutto l’ano, chiamati muscoli sfinteri.

nello specifico, abbiamo due sfinteri ben definiti: lo sfintere interno, un muscolo liscio involontario, e lo sfintere esterno, un muscolo striato volontario.

lo sfintere interno è circondato dallo sfintere esterno, che formano dunque due ciambelle concentriche.

a differenza dello sfintere interno, involontario e quindi non controllabile a piacere, lo sfintere esterno è volontario, e permette di controllare l’apertura anale a nostro piacere.

durante la defecazione, lo sfintere interno si rilassa, permettendo dunque all’ano di aprirsi per permettere il passaggio delle feci e completare così l’evacuazione.

lo sfintere esterno partecipa attivamente e massicciamente a questo processo, coadiuvando il suo ‘collega’ interno e, nei casi in cui fosse impossibile defecare per problemi logistici o sociali, ha il fondamentale compito di trattenere le feci, ritardandone l’espulsione.

datosi che l’importanza della corretta chiusura dell’ano dopo la defecazione è data principalmente dall’efficacia della contrazione dello sfintere esterno, qualsiasi danno o malformazione dello stesso comporta serie ripercussioni sulla continenza di tutto l’orifizio anale.

Consigli proctologici

L'incontinenza fecale è una patologia sempre molto poco considerata, spesso e volentieri giudicata 'inevitabile' nei pazienti d'età avanzata.

Questo non è però affatto vero, anzi: in molti casi, l'incontinenza fecale può essere risolta, e in tanti altri casi comunque affievolita, riportando la qualità di vita del paziente, specie se anziano, ad un ottimo livello.

I trattamenti riabilitativi degli sfinteri, uniti ai percorsi dietetici corretti e alla ripresa della sensibilità ano-rettale, sono strumenti molto efficaci, anche per pazienti allettati e di difficile gestione.

Che cosa s’intende per ano beante?

in Medicina, per ‘ano beante’ s’intende la condizione clinica in cui l’orifizio anale a riposo non riesce a serrarsi completamente e correttamente, rimanendo di fatto parzialmente aperto (beante, per l’appunto).

si tratta a tutti gli effetti del sintomo principale dell’incontinenza fecale, ovverosia quella patologia che rende impossibile, o comunque difficile, al paziente contenere volontariamente feci e gas provenienti dall’intestino.

L'ano beante può essere di varia gravità, ovverosia la sua chiusura a riposo può essere parziale oppure anche nulla: a seconda della percentuale di chiusura dell’orifizio anale si avrà dunque un’incontinenza parziale o totale.

Quali sono le cause dell’ano beante e dell’incontinenza fecale?

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al momento, sono quattro le cause principali che sono considerate originanti l’incontinenza fecale:

  • La ridotta compliance rettale e il reservoir rettale (in lingua già comprensibile: la pressione rettale e il suo rapporto volumetrico con le viscere di contorno);
  • La sensibilità rettale ridotta;
  • Il danneggiamento o sfiancamento dei muscoli sfinteri e del pavimento pelvico

l’ano beante e la relativa insufficienza fecale dovute ad un danneggiamento o comunque un malfunzionamento dei muscoli sfinteri o dei muscoli componenti il pavimento pelvico sono, statisticamente, una percentuale importante di tutte le incontinenze fecali.

queste lesioni sfinteriali possono essere distinte in iatrogene o traumatiche, e la loro corretta individuazione clinica è di fondamentale importanza nella diagnosi e nella terapia dell’incontinenza fecale.

Le cause iatrogene e le cause traumatiche: quando i muscoli sfinteri si danneggiano

le lesioni dei muscoli sfinteri, una delle quattro cause principali dell’incontinenza fecale, vengono divise in cause iatrogene e cause traumatiche.

appartengono alle cause iatrogene le lesioni dovute ad interventi chirurgici al retto, all’ano, all’intestino.

nel computo sono inclusi anche, per le donne, gli interventi ginecologici e quelli ostetrici.

appartengono alle cause traumatiche invece tutti gli incidenti o i traumi subiti alla zona del bacino, dell’ano, dei genitali e del pavimento pelvico in generale, come:

  • Fratture;
  • Lesioni da taglio;
  • Ustioni;
  • Ferite da arma da fuoco;
  • Violenze sessuali;
  • Travagli lunghi e complicati;
  • Il parto naturale;
  • Danni neurologici in generale

vi sono poi altre condizioni patologiche che, sebbene non assimilabili completamente nelle cause traumatiche, sono di primaria importanza nell’incontinenza fecale.

tra queste, possiamo senz’altro menzionare l’indebolimento del pavimento pelvico e la sindrome del perineo discendente, il prolasso rettale e il diabete mellito che, alla lunga, causa un’alterazione della sensibilità ano-rettale, per via della nota neuropatia diabetica.

Consigli proctologici

Il primo ostacolo alla risoluzione dell'incontinenza anale è dato proprio... Dal paziente stesso.

Difatti, per motivi di vergogna o paura, spesso il paziente non si reca dal Medico, tentando di risolvere la problematica con rimedi proprio, che quasi sempre coincidono con l'indossare un pannolone per adulti.

Questo atteggiamento dovrebbe essere evitato: i protocolli riabilitativi intestinali e degli sfinteri moderni possono portare grande sollievo e ridurre di molto l'incontinenza fecale, a volte anche risolvendola del tutto, ma il paziente deve avere fiducia nel Medico, decidendosi ad effettuare una visita proctologica.

Quali sono i sintomi dell’ano beante e dell’incontinenza fecale?

l’ano beante, con la sua incapacità di chiudersi correttamente a riposo, è già di per sé un sintomo dell’incontinenza fecale.

precisato questo, il sintomo estremamente invalidante e che mette spesso angoscia nel paziente è la perdita involontaria delle fece e dei gas intestinali, sia in condizioni di riposo che durante piccoli sforzi.

a seconda del grado di danneggiamento o sfinimento degli sfinteri, quindi in essenza del grado di apertura involontaria dell’orifizio anale, tale perdite involontarie saranno più o meno accentuate.

il paziente incontinente si contraddistingue per il difficile o impossibile controllo delle evacuazioni, sia solide che gassose, che spesso non riesce neppure a percepire.

le continue perdite, alla lunga, possono provocare quella particolare condizione nota come ‘ano umido’, in cui la pelle, che non rimane mai pulita per molto tempo durante la giornata, macera e causa frequenti aniti (dermatiti della zona anale e perianale).

a loro volta, le aniti causano arrossamento, bruciore, quasi sempre accompagnato da prurito anale.

in aggiunta a questi sintomi fisici, non devono comunque essere ignorati i profondi risvolti psicologici di questa particolare condizione patologica.

il paziente affetto da incontinenza fecale infatti tende a deprimersi e, lentamente, ad isolarsi dalla società, per paura di essere deriso o schernito nelle (inevitabili) situazioni di perdite involontarie di feci o flatulenze in pubblico.

questa vergogna, specie nel paziente anziano, porta il soggetto non solo ad isolarsi socialmente, ma anche a rimandare costantemente la visita medica e, di conseguenza, la giusta terapia.

Quanto è comune l’incontinenza fecale?

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l’incontinenza fecale è una patologia di grande estensione nella popolazione mondiale, che ha una precisa correlazione con l’avanzamento dell’età.

l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ne sia affetta una percentuale che può raggiungere anche il 5% dell’intera popolazione mondiale, ma questo dato (già decisamente allarmante di suo, considerando i nove miliardi di esseri umani che vivono attualmente sul pianeta) cresce fino al 18% nei pazienti adulti sopra i 18-20 anni, e raggiunge il 32% dei pazienti nella terza decade della vita.

questi numeri, davvero impressionanti a livello mondiale, sono forse ancora più allarmanti nei Paesi con un’alta percentuale di popolazione over 50, come per l’appunto l’Italia.

va tenuto conto che queste percentuali statistiche sono comunque suscettibili di difetto, per un motivo ben comprensibile: spesso il paziente, per vergogna, si rifiuta di eseguire una visita proctologica o anche a parlarne con un Medico di base, e ciò dunque rende presumibile pensare che l’effettivo impatto sulla società dell’incontinenza fecale sia molto più elevato.

l’incontinenza anale è una patologia che può affliggere entrambi i sessi, ma che si riversa con incredibile percentuale maggioritaria sulla popolazione femminile.

le donne difatti hanno circa nove volte in più la possibilità di sviluppare l’incontinenza fecale rispetto agli uomini, e questo, molto probabilmente, per un maggiore sfinimento della muscolatura pelvica, dovuto essenzialmente alla gravidanza, al travaglio e al parto.

purtroppo, in Italia l’argomento dell’insufficienza fecale è sistematicamente trascurato dal Servizio Sanitario Nazionale: la preparazione in materia di Clinici e personale sanitario è spesso assente e lassista, e ciò non facilita il paziente a confidarsi e a curarsi, peggiorando quindi la sua qualità di vita e facendogli ritenere che l’incontinenza fecale sia una patologia ‘incurabile’ ed ineluttabile.

così, ovviamente, non è.

Consigli proctologici

Nel bambino piccolo, l'incontinenza fecale prende il nome medico di encopresi.

L'encopresi è considerata fisiologica nei primissimi anni di vita, ma può divenire un disturbo di natura generalmente psicosomatica se persiste dopo i quattro anni d'età.

Le cause dell'encopresi del bambino sono molteplici: da problemi psicologici irrisolti (conflitti con i genitori, assenza della figura paterna, ansia, stress, ecc.) a problemi fisiologici, come una stenosi dell'ano, un problema di controllo dello sfintere esterno o anche ragadi mal curate.

Il compito della proctologia pediatrica è quello di stabilire la causa dell'encopresi del bambino, prima di ogni cosa facendo luce sulla sua natura, psicologica o fisiologica.

Come si effettua la diagnosi dell’ano beante?

l’incontinenza fecale richiede un’anamnesi particolarmente precisa ed attenta, rigorosa e adeguatamente approfondita.

malattie come il diabete, lesioni pregresse alla zona del bacino, traumi alla spina dorsale o malformazioni congenite (come la spina bifida, ad esempio) devono essere attentamente valutate, se presenti.

all’anamnesi segue poi la visita addominale e proctologica, dove il Medico Proctologo si assicura, tramite ispezione digitale, dello stato dell’ano, se beante o meno e con qualche incidenza.

all’esame di proctoscopia, eseguito nei moderni studi medici tramite la videoproctoscopia, è solitamente accompagnata la manometria ano-rettale per la valutazione del tono degli sfinteri e, a discrezione del Medico, anche un’ecografia endoanale.

quest’ultimo esame è particolarmente utile laddove il Medico sospetti di una lesione interna della muscolatura degli sfinteri oppure una malformazione degli stessi.

in caso di dubbi, il Medico può prescrivere a corredo della visita un esame di Risonanza Magnetica Nucleare della zona pelvica oppure anche una ecografia, utile soprattutto per stabilire se vi siano alterazioni morfologiche nell’ultima parte dell’intestino.

Qual’è la terapia adatta per l’incontinenza fecale?

la terapia per l’incontinenza fecale è prescritta dal Medico dopo aver individuato con esattezza la causa della mancata e corretta funzionalità degli sfinteri.

tuttavia, la diagnosi della causa scatenante l’ano beante non basta: è doveroso considerare anche le condizioni di salute generali del paziente, soprattutto se in età avanzata.

vi è una differente gestione del paziente sufficiente ma incontinente rispetto ad un paziente non autosufficiente e incontinente, e questa considerazione deve essere sempre tenuta in debito conto dal Medico in procinto di prescrivere una o l’altra terapia.

in generale, la terapia per l’incontinenza fecale mira a ripristinare, ove possibile, un buon tono degli sfinteri, migliorando così la chiusura dell’orifizio anale e, contestualmente, migliorando anche la condizione clinica del paziente.

i moderni protocolli di riabilitazione sfinteriale sono chiamati RFSA (Rieducazione Funzionale degli Sfinteri Anali), e prevedono un missaggio di differenti tecniche fisioterapeutiche e mediche, che sono:

  • Il ripristino di un alvo ben conformato e di buona consistenza, indispensabile per aiutare il paziente a controllare meglio le feci;
  • La fisiokinesiterapia e la ginnastica riabilitativa del pavimento pelvico;
  • La terapia di elettrostimolazione del pavimento pelvico e gli sfinteri anali;
  • Il biofeedback elettromiografico (e pressorio)

queste tecniche, combinate nel protocollo RFSA, prevedono differenti sedute di circa un’ora, nelle quali il paziente viene sottoposto ad elettrostimolazione, fisioterapia e biofeedback sensoriale.

il protocollo RFSA è abbastanza lungo (15 sedute nella fase iniziale, a cadenza trisettimanale e altri tre cicli di 6 sedute nella fase di richiamo) ma, se ben effettuato, riesce quasi sempre ad ottenere ottimi risultati, ripristinando del tutto o nella parte maggioritaria la continenza fecale.

alle sedute riabilitative deve essere ovviamente abbinata una corretta dieta e gestione intestinale, per favorire la formazione di alvo solido e di facile espulsione, evitando quindi episodi diarroici o stitici.

in caso (molto probabile) di frequenti dermatiti e ulcerazioni della zona anale e perianale dovuta all’ano umido, è imperativo attuare l’opportuna terapia medica curativa, prescrivendo detenzione con particolari detergenti delicati e l’uso di creme lenitive e cicatrizzanti.

Qual’è il Medico che può diagnosticare e curare l’ano beante e l’incontinenza fecale?

lo specialista sanitario con grande esperienza nella diagnosi e nel trattamento dell’ano beante e dell’incontinenza fecale è il Medico Proctologo.

il Medico Proctologo è il Medico che studia e cura tutte le affezioni del retto e dell’ano, ed è quindi il professionista di riferimento al quale il paziente che sospetta incontinenza fecale deve rivolgersi, senza paure o vergogne.

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Quindi ricorda che...
  • in medicina, per incontinenza fecale s'intende quella situazione di impossibilità, da parte di un paziente, a trattenere correttamente feci o gas intestinale;
  • l'incontinenza fecale è sempre causata da un problema ai muscoli sfinteri, ma l'origine di tale problema può variare di molto;
  • quando l'ano non riesce a serrarsi correttamente quando in fase di riposo, rimanendo quindi semi-aperto, si parla di ano beante;
  • la fuoriuscita non voluta di materiale fecale, muco e gas porta alla macerazione della cute perianale, con il fenomeno dell'ano umido che, a sua volta, degenera in irritazioni croniche e aniti;
  • essenzialmente, le cause dell'incontinenza fecale possono essere suddivise in iatrogene o traumatiche: la loro corretta idenfiticazione è il punto di partenza per sviluppare una terapia efficiente;
  • la terapia per l'incontinenza fecale mira alla riabilitazione degli sfinteri, con l'uso idoneo della fisiokinesiterapia, dell'elettrostimolazione e del biofeedback

Avviso deontologico medico
Nota deontologica

La Proctologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.

Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Proctologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.

Come branca della Medicina, la Proctologia può essere inquadrata come disciplina chirurgica, che può però allargarsi ed intendersi perfezionamento della Gastroenterologia, della Dermatologia, della Chirurgia Vascolare, dell'Oncologia, della Infettivologia e, non ultimo, anche della Ginecologia.

Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Proctologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale.

La Dott.ssa Luisella Troyer, iscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Milano, tiene dunque a precisare che ella è un Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Vascolare, e perfezionata poi Proctologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Chirurgo Vascolare Proctologo a Milano Dott.ssa Luisella Troyer

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dalla Dott.ssa Luisella Troyer il giorno:

domenica 11 febbraio, 2024

La Dott.ssa Luisella Troyer è un Medico Chirurgo, specializzata in Chirurgia Vascolare e perfezionata in Proctologia.

Sin dal suo percorso come specializzanda, la Dottoressa ha avuto a cuore lo studio e la cura delle patologie proctologiche, in particolar modo delle emorroidi e dei prolassi emorroidari.

Ha accumulato, nel corso del suo esercizio come Chirurgo, circa 5000 ore di sala operatoria come primo operatore, di cui circa 120 di emorroidectomia Milligan-Morgan.

È uno dei primi Medici ad aver studiato e sperimentato la terapia con scleromousse per le emorroidi patologiche, che la Dottoressa ha giudicato d'elezione per il trattamento non traumatico dei prolassi emorroidari, con statistiche di risoluzione superiori al 95% e pertanto spesso comparabili con l'accesso chirurgico.

In ogni sua visita proctologica la Dottoressa utilizza, a complemento della valutazione clinica, un moderno videoproctoscopio totalmente digitale, di sua ideazione e realizzazione, in grado di catturare in tempo reale flussi video in alta risoluzione, che compone l'esame specialistico denominato Videoproctoscopia Endoscopica Elettronica.

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Anche il personale è altamente qualificato. Molta disponibilità."
Donatella
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‟Dottoressa fantastica: mi ha messo a mio agio per tutta la visita - che è stata lunga visto il mio caso clinico - e mi ha indirizzato verso la terapia che aspettavo da tempo.
Studio bellissimo, personale di assistenza professionale."
Gaetano
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